Alzheimer: cos’è e possibili terapie con fitocannabinoidi
21-09-2022 | Cannabis Terapeutica
L’Alzheimer è una malattia cerebrale degenerativa di tipo cronico, che si caratterizza da una lenta e progressiva atrofia del tessuto nervoso che causa il declino di tutte le funzioni intellettive e cognitive.
Sebbene siano ancora poco conosciute le cause che conducono a questa malattia, i ricercatori sono concordi nel credere che nasca per via di cause genetiche, associate a stili di vita squilibrati.
La mancanza di esercizio fisico, l’obesità, l’ipertensione, il diabete, la depressione e il fumo sono tutti fattori che aumentano esponenzialmente il rischio di contrarre la patologia.
Studi più recenti però indicano che dal punto di vista neuropatologico il cervello dei pazienti colpiti da Alzheimer presenta placche formate dall’accumulo di una proteina, la Beta-amiloide e dalla formazione di grovigli causati da un’altra proteina, detta Tau.

La presenza delle strutture di Tau e Beta-amiloide è ritenuta responsabile del processo degenerativo. Queste sostanze proteiche si accumulano a causa di processi metabolici difettosi nel cervello, dove si depositano provocando la morte delle cellule nervose.
La proteina Beta-amiloide si deposita fra le cellule nervose come una sorta di collante dove forma delle placche che rendono difficoltose le comunicazioni tra i neuroni. Ne conseguono disturbi a livello di trasporto di ossigeno e di sostanze nutritive al cervello.
La proteina Tau, invece, si deposita all’interno delle cellule nervose, formando dei filamenti detti grovigli neurofibrillari.
Questi fenomeni causano una risposta infiammatoria e un danno neuronale esteso, con conseguente riduzione del volume cerebrale, oltre che la compromissione dell’attività dei neurotrasmettitori.
La malattia di Alzheimer è caratterizzata da morte neuronale associata a un crescente deterioramento della memoria e ad altri disturbi come la difficoltà nello svolgere le attività quotidiane, i disturbi del linguaggio, il disorientamento spaziale e temporale, le alterazioni della personalità.
Terapie preventive
A livello preventivo esistono delle strategie per posticipare o rallentare gli effetti più gravi del decadimento cognitivo.
Attività fisica, alimentazione ricca di micronutrienti essenziali, antiossidanti e uno stile di vita sano sono sicuramente alla base di una buona prevenzione per moltissime patologie.
Secondo diversi studi, inoltre, una dieta ricca di acidi grassi omega-3, aiuta a prevenire i disturbi cognitivi lievi, che spesso anticipano l’Alzheimer.
Omega-3: come mantenere il nostro cervello ‘pulito’
Le nostre cellule sono avvolte da una membrana lipidica esterna, che per anni si pensava fosse come una pellicola trasparente che isolasse l’interno della cellula dal mondo esterno; in realtà si è scoperto che questa membrana è un vero e proprio organo costituito da tantissimi recettori, e serve proprio a far comunicare l’interno della cellula con il resto del mondo esterno. Gli omega-3 costituiscono questa membrana e aiutano proprio a tenerla morbida e lubrificata così che possano svolgere le loro funzioni fisiologiche al meglio.
In un recente studio* cinese, gli scienziati hanno indagato il ruolo degli omega-3 sulla funzione del sistema glinfatico, un sistema che drena i rifiuti dal cervello e che agisce in modo simile al sistema linfatico, ma che è regolato dalle cellule cerebrali della glia.
Per eliminare le scorie del metabolismo cellulare, infatti, il cervello non può usare il sistema linfatico come il resto del corpo perché è isolato dalla barriera ematoencefalica, la struttura interposta tra sangue e tessuto nervoso.
Lo studio ha evidenziato come l’integrazione con olio di pesce ricco di omega-3 è in grado di migliorare la funzione del sistema glinfatico facilitando così la rimozione della proteina Beta-amiloide dallo spazio intercellulare dal cervello e limitando le lesioni che le placche causano.
La maggior parte dei meccanismi con cui gli omega-3 possono agire sui sintomi della malattia di Alzheimer sono ancora da approfondire ma sono sicuramente correlati anche alle loro proprietà antiossidante e antinfiammatoria. Questa sua azione permette alle membrane delle cellule di mantenersi morbide e ben funzionanti.
Fitocannabinoidi e Alzimer
Il deterioramento cognitivo tipico del morbo non ha ancora oggi una cura risolutiva, tuttavia sono disponibili trattamenti che tentano di rallentarne la progressione.
Il Morbo di Alzheimer, come tutte le patologie a sfondo degenerativo, rappresenta una condizione molto complessa sia per il singolo paziente, sia per i familiari che lo accudiscono.
Nelle prime fasi della malattia terapie ricche di CBD possono essere assunte per ridurre il processo infiammatorio e neurodegenerativo.
Nelle fasi più avanzate della malattia la persona può essere molto difficile da gestire, soprattutto se assume atteggiamenti aggressivi e di agitazione psicomotoria. L’inserimento della cannabis terapeutica in questo contesto si pone l’obiettivo di contenere lo stato di agitazione e migliorare il sonno, stimolare l’appetito e migliorare l’equilibrio. L’esperienza clinica è spesso positiva con i pazienti trattati con una cannabis THC-CBD in rapporto 1:1, perché è in genere ben tollerata dalle persone anziane.
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Fonte:
*Huixia Ren, Chuanming Luo, Yanqing Feng, Xiaoli Yao, Zhe Shi, Fengyin Liang, Jing X. Kang, Jian-Bo Wan, Zhong Pei and Huanxing Su. (2016). “Omega-3 polyunsaturated fatty acids promote amyloid-β clearance from the brain through mediating the function of the glymphatic system”
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